Sono stata licenziata per aver plagiato un progetto a cui avevo lavorato da sola per quasi un anno. Si è scoperto che mio marito era dietro a tutto questo e lo aveva fatto per una donna che per lui contava molto più di quanto io avessi mai saputo. La mia vendetta è dunque iniziata subito.
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Mentre camminavo lungo il corridoio verso l’ufficio del mio capo, il cuore mi batteva all’impazzata.
Era arrivato il momento in cui tutto il mio duro lavoro sarebbe stato finalmente riconosciuto.
Per quasi un anno mi sono dedicata a questo progetto, perfezionando ogni dettaglio, trovando investitori e costruendo qualcosa che, ne ero certa, avrebbe fatto la differenza.
Potevo già immaginare i complimenti, la promozione e forse persino la possibilità di guidare un team più grande. Un lieve sorriso mi si è disegnato sul volto quando ho bussato alla porta.
«Avanti», ha detto la voce burbera del mio capo.
Il signor Thornton non era solo. Callie era seduta accanto a lui, le mani intrecciate sulle ginocchia. I suoi occhi hanno incrociato i miei con un distacco sconcertante.
«Alice, siediti», ha detto il signor Thornton indicando la sedia di fronte alla sua scrivania.
Confusa, mi sono seduta.
Che ci fa Callie qui?
Il sorriso che avevo poco prima s’è spento quando ho guardato in tralice tra loro.
«Non voglio perdere tempo», ha iniziato il signor Thornton sfogliando alcuni documenti. «Abbiamo un problema. Callie mi ha segnalato che il progetto che hai presentato la settimana scorsa… non era esattamente il tuo.»
Ho sbattuto le palpebre, senza capire.
«Cosa intende dire? Certamente è mio. Ci lavoro da quasi un anno.»
Mi sono girata verso Callie, l’incredulità stringendomi il petto.
«Mi dispiace, Alice», ha cominciato, con voce Infarcita di finta dolcezza. «Ma quell’idea era mia. Ho inviato la proposta due settimane fa. Il concetto, i dettagli… tutto è opera mia. Non so come tu ne sia venuta a conoscenza, ma non posso lasciarlo correre.»
L’ho fissata, il cervello in subbuglio.
«È impossibile. Io ci lavoro da mesi, Callie! Tu manco c’eri quando ho iniziato. Com è possibile?»
Il signor Thornton s’è chinato in avanti, poggiando un dito sull’arco del naso.
«Alice, ho esaminato le proposte. Quella di Callie è risultata la migliore, con tutti i dettagli. Mi dispiace, ma sembra che tu abbia rubato il suo lavoro.»
«Non ho rubato nulla. È il mio progetto. Lo porto avanti fin dall’inizio. Lei lo sa bene.»
Callie ha inclinato la testa, fingendo pietà. «Non volevo arrivare a questo, ma… non avevo scelta.»
«Signor Thornton, è un errore. La prego, lasci che mi spieghi…»
«Temo non ci sia nulla da spiegare», ha interrotto lui alzandosi. «Alla luce della situazione, non ci resta che lasciarti andare.»
Mi è sembrato che il pavimento mi crollasse sotto i piedi.
Licenziata? Così, all’improvviso?
«Callie, puoi andare», ha detto il signor Thornton con un cenno del capo.
Lei si è alzata con grazia, regalandomi un mesto sorriso prima di uscire. La porta si è chiusa dolcemente, ma il rumore mi rimbombava nelle orecchie.
Mi sono girata verso il signor Thornton.
«Non potete davvero crederci. Avete visto il mio lavoro. Sapete di cosa sono capace.»
«Mi dispiace, Alice. Le prove sono schiaccianti.»
Senza aggiungere una parola, mi sono alzata a gambe tremanti ed ho lasciato l’ufficio. Avevo la testa che girava.
Com’è potuto succedere? Come ha fatto Callie a conoscere ogni dettaglio?
Sono inciampata nei bagni, il mio riflesso nello specchio quasi irriconoscibile. Mi sono gettata acqua sul viso, cercando di calmare il turbine di emozioni.
Come poteva Callie avere tutte quelle informazioni?
Poi, come un lampo, ho capito. Harris. Mio marito. Era l’unico ad aver accesso al progetto.
Poteva… tradirmi?
Ho afferrato la borsa e sono corsa a casa. Avevo bisogno di risposte, e subito.
Harris era sempre stato così premuroso, così attento. Mi sorprendeva con fiori e bigliettini e mi portava il mio caffè preferito la mattina dopo il lavoro.
Quei piccoli gesti mi avevano fatto sentire in colpa quando avevo cominciato a dubitare di lui. Ma ora, con tutto quel che era successo al lavoro, non potevo ignorare il sospetto che cresceva dentro di me.
Ultimamente faceva ore extra, tornava tardi da viaggi di lavoro e, quando gliene parlavo, minimizzava:
«Sono solo impegnato, sai com’è.»
Harris era sotto la doccia. Ho subito iniziato a cercare prove. Ho rovistato tra le sue cose – tasche della giacca, valigetta, e infine il telefono.
Ed eccolo lì: lo scontrino di un ristorante di una sera in cui mi aveva detto di lavorare fino a tardi. Vino, aragoste per due, dessert per due. Non era con i colleghi. Era ovvio.
Ho continuato a frugare nel suo telefono. Era attento, ma non abbastanza. I miei peggiori timori si sono confermati. Harris aveva aiutato Callie a rubare il mio progetto. Era la sua amante!
Mi faceva male, ma mi sono rifiutata di crollare. Harris e Callie pensavano di potermi distruggere, sia personalmente che professionalmente. Ma non gliel’avrei permesso. Avevo altri piani.
Il mio ultimo giorno in ufficio è stato surreale. Avevo trascorso anni in quei corridoi, mettendoci anima e cuore, ma quel giorno era diverso. Quel giorno avevo un piano.
La festa d’addio era organizzata, e avevo personalmente invitato tutti i colleghi, compresa Callie. Anche mio marito aveva accettato di venire per “sostenere” me.
Il signor Thornton è stato più difficile da convincere, ma sapevo esattamente come fargli accettare.
«Signor Thornton», dissi con un sorriso calmo, «ho qualcosa da rivelarle che potrebbe seriamente compromettere la sua reputazione se non sarà presente.»
«Non so cosa abbia in mente stavolta, Alice, ma ci sarò.»
E questo mi bastava. Era tutto pronto. Ogni dettaglio di quella festa era stato pianificato con cura – come tutti i miei progetti.
Mentre gli invitati si radunavano nella sala conferenze, l’aria era piena di chiacchiere e risate, sorseggiavano drink e mi auguravano buona fortuna per le mie “nuove avventure”.
Mi sono avvicinata al centro della sala.
«Grazie a tutti per essere venuti», ho cominciato, con voce ferma, mentre dentro di me infuriava una tempesta di emozioni.
«Prima di congedarmi, voglio condividere con voi qualcosa di molto speciale: il mio progetto finale, quello a cui lavoro da un anno.»
Ho proseguito, scandagliando la stanza con lo sguardo per assicurarmi l’attenzione di tutti.
«È lo stesso progetto di cui avete sentito parlare recentemente, quello che è stato… diciamo, al centro di una certa controversia.»
Ho fatto una pausa, lasciando salire la tensione.
«Ma oggi vi presenterò i dettagli unici, le parti che nessun altro avrebbe potuto conoscere, perché le ho tenute segrete.»
Ho cliccato sul telecomando che tenevo in mano, e lo schermo dietro di me si è acceso sulla prima diapositiva.
Mostrava il cuore del mio lavoro, il concetto di installazione che il signor Thornton aveva definito “un’idea sulla carta”. Ma non lo era. L’avevo costruito silenziosamente fin dall’inizio.
Un mormorio di stupore ha attraversato la sala quando è apparsa la diapositiva successiva con l’effettiva installazione. Il silenzio è calato. Persino il signor Thornton, che era appoggiato allo schienale, si è raddrizzato, gli occhi spalancati.
«Ho collaborato con un investitore a questo progetto», ho detto osservando Callie di sottecchi.
«Oggi sono orgogliosa di annunciare che andremo avanti. Insieme.»
Ho indicato il fondo della sala, dove l’investitore che avevo personalmente coinvolto si è alzato e ha salutato con la mano, confermando tutto ciò che dicevo.
«Questo progetto continuerà, ma solo con Alice al timone.»
Il volto di Callie è diventato pallido. Sapeva che era finita. Senza di me non avrebbe potuto portare a termine ciò che aveva rubato. Ma non era ancora finita.
Ho acceso le luci rosa per un effetto drammatico e ho svelato la sorpresa finale: una enorme torta con una foto di Harris e Callie insieme, il cui bordo recitava: “Hanno rubato la mia vita.”
«Caso mai vi steste chiedendo come Callie abbia avuto accesso al mio lavoro: mio marito, Harris.»
La stanza è rimasta in silenzio dopo la mia rivelazione. Harris e Callie erano lì, inorriditi, incapaci di parlare. Tutti li fissavano. Il signor Thornton, ancora sbalordito, ha infine rotto il ghiaccio, tendendomi la mano.
«Alice, io… non ne avevo idea. Mi dispiace per quello che è successo. Ci farebbe piacere riaverti con noi. Con una promozione, naturalmente.»
L’ho fissato un istante, considerando la sua offerta. Ma sapevo di aver bisogno di più di un semplice lavoro.
«Grazie, signor Thornton, ma credo di aver chiuso con questo capitolo. Ho il mio progetto e proseguirò col sostegno dell’investitore.»
Lui ha annuito, comprensivo. «Ti auguro il meglio, Alice. Te lo meriti.»
Dopo, le cose si sono susseguite in fretta. Ho chiesto il divorzio a Harris senza voltarmi indietro. Era l’ultimo passo per chiudere un capitolo doloroso.
Avevo bisogno di tempo per me stessa. Di guarire, respirare e ritrovare le forze. Così ho fatto le valigie e sono partita per una meritata vacanza.
Quando l’aereo è decollato, ho provato una sensazione di libertà che non provavo da anni. Il passato aveva tentato di distruggermi, ma al suo posto mi ero rialzata dalle ceneri del tradimento. Ero pronta ad affrontare di nuovo il mondo, più forte che mai.
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